Storie di passi #1

25.10.2020

Scarpe nuove. Comprate appena il giorno prima, toste e gagliarde come le desideravo. Grigie, sobrie e composte, ma con quei lacci arancioni che contraddistinguono un po’ il mio stile eccentrico.

L’adrenalina è tanta, perchè so che ci saranno dei punti esposti, particolarmente impegnativi e per me molto paurosi, ed io la paura ancora non riesco a guardarla in faccia e a sentire in me la forza per affrontarla.

Il percorso inizia con i passi di avvicinamento.

Ci sono queste stradine coperte di foglie, costeggiate da alberi, per lo più mulattiere, che sono dolci da percorrere; preparano gambe, testa e cuore alla salita, alla conquista della cima, ma anche a vivere lo sforzo fisico ed emotivo.

Percorsi di avvicinamento: perché quasi mai siamo davvero pronti alle imprese che compiamo, o agli eventi che ci colgono di sorpresa. Scegliamo di fare qualcosa, ma non sappiamo in cosa ci stiamo imbattendo, e il fatto che la montagna possa essere circondata di nebbia ci rende ancora più imprevedibile il futuro prossimo. E che il cuore sia entusiasta del progetto, non dice nulla circa la laboriosità che richiede, o la dedizione necessaria a portarlo a termine.

Io so che mi sto addentrando nella foresta del Monte Terminillo, insieme al gruppo di Frosinone con cui faccio le escursioni, Itinarrando, alla scoperta dei luoghi spesso sconosciuti della mia terra.

Camminiamo, ammiriamo questi paesaggi autunnali così suggestivi e colorati che il nostro cuore è colmo di calore e meraviglia, e l’animo si riappacifica con la pelle a contatto con così tanta natura.

Monte Terminillo, foto di Alex Vigliani, Presidente di Itinarrando

A farci compagnia è la leggenda dei cinque cavalieri templari, guidati dal Maresciallo del Tempio Guy de la Roche. Uomini, ma al tempo stesso monaci e combattenti, anche dediti alle attività agricole e finanziare che, in origine, giurarono fedeltà al papa. Nel tempo, accresciuta la loro importanza e potenza, attirarono l’attenzione, e le critiche, di molti, tra cui il re di Francia, Filippo IV, detto il Bello, che mosse accuse tanto pesanti contro di loro al punto che lo stesso papa, Clemente V, temendo uno scisma con la Francia, emanò una bolla con cui dichiarava sciolto l’ordine.

Emanato un ordine di arresto il 13 Ottobre 130 – era un venerdì – questi cinque templari si rifugiarono a Rieti, per scampare alle torture cui erano sottoposti gli altri per rivelare i nomi dei loro compagni, nel luogo del termine: il confine tra lo stato della Chiesa e il regno di Napoli. Per poi darsi alla fuga sul Terminillo.

Atteso il 21 Dicembre, giorno del solstizio d’inverno, Guy de la Roche piantò la sua spada nella roccia (di cui oggi non c’è traccia, per cui è suggestivo pensare ad un moderno Artù che riesce ad estrarla e a conquistare la sua Camelot) e, dopo aver invocato la giustizia divina, sciolse i templari dal giuramento. Da lì, lasciati i mantelli sulla neve, i compagni presero strade diverse, andando incontro al loro destino.

Oggi questa storia ci è nota grazie al testamento di Fra Bernardo, la nuova identità assunta da de la Roche, una volta sceso dal monte e trovato rifugio presso il santuario della Foresta di Rieti, aderendo all’ordine francescano. Mentre degli altri quattro templari, si dice che uno abbia contribuito alla fondazione di Cittaducale, e gli altri tre si siano rifugiati nelle comunità di Micigliano, Castel Sant’Angelo e Borgo Velino. 

Monte Terminillo, foto di Alex Vigliani, Presidente di Itinarrando

Questa atmosfera carica di storia, di mistero, di paura, di incertezza, ma anche di forza, di coraggio, di fede, ci accoglie alle pendici del monte che, avvolto nella nebbia e nel fascino, non ci inganna sulla temerarietà e sulla prestanza necessarie per affrontarlo.

La salita è ripida da subito. Il corpo si sforza, ma il cuore scoppia di entusiasmo per quest’impresa dal sapore storico, leggendario.

Sei parte di un mondo che è passato su quelle montagne prima di te.

Sei su un suolo che è stato calpestato da persone che credevano fermamente in qualcosa, e che su quella montagna hanno cercato una via per non piegarsi, per non contraddirsi, per difendere il proprio ruolo, anche quando nessuno più aveva fede in loro.

Passi nei passi.

Cosa c’è oggi che c’era più di 700 anni fa?

Cosa è rimasto a testimoniare la fermezza d’animo di quegli uomini in fuga?

Forse oggi non ci sono neanche gli alberi di allora, eppure l’aria che si respira è densa di passato, è pregna del significato che quella montagna ha avuto per uomini come noi: la salvezza.

Monte Terminillo, foto di Alex Vigliani, Presidente di Itinarrando

C’è un’energia nel mondo che ci accomuna tutti. Un’energia che è a portata di mano, anche dentro di noi, se abbiamo la volontà e la pazienza di scoprirla; di guardarci dentro e lasciarci meravigliare dalla potenza.

Perché l’animo umano non è solo nostro: è la somma degli animi, delle forze e di tutte le emozioni che, passando di corpo in corpo, lo accrescono ogni volta, sprigionando un’energia che avvolge tutto.

E noi siamo parte di quell’energia, e siamo tanto affascinati dalla storia, dai miti, e siamo curiosi, e la nostra brama di sapere non si sazia mai.

Perché conoscendo le storie di chi ci ha preceduto, conosciamo noi stessi.

Ci possiamo specchiare in loro, ritrovandoci nei gesti, nei sentimenti che rendono grande l’uomo, ma anche in quelli che sembrano renderlo più piccolo, un po’ più abietto.

Perché noi siamo uomini da sempre. E l’animo che ci accompagna oggi è lo stesso che accompagnava gli uomini nei secoli che non abbiamo vissuto, ma di cui conosciamo a memoria gli avvenimenti.

La fatica che facciamo noi per salire una montagna tanto ripida, con il cuore più o meno leggero, è la stessa fatta da quei cavalieri templari, che in quella salita erano affaticati non solo dallo sforzo fisico, ma anche dalla consapevolezza di essere in fuga, di essere stati traditi, abbandonati da coloro a cui avevano promesso fedeltà; appesantiti dal dolore di dover ricominciare da zero, con una nuova identità; appesantiti dall’idea che essere se stessi li esponeva al pericolo.

Monte Terminillo, foto di Alex Vigliani, Presidente di Itinarrando

Noi oggi saliamo il Terminillo per sport, perché ci piacciono le sfide, perché non l’abbiamo mai fatto, perché vogliamo conquistare una nuova cima, o perché dobbiamo scappare da una quotidianità che ci opprime, da una città e da un lavoro che ci soffocano, perché dobbiamo ritrovare un contatto forte con la natura.

In passato, su quella stessa montagna, ci sono state persone che fuggivano dalla morte, dalla tortura, che da lì ricominciavano una nuova vita.

Ed emozioni così potenti lasciano il segno.

E non serve sapere la storia di quei luoghi, per sentirli colmi di fascino, per percepire i misteri avvolti nell’aria, nella nebbia, nella terra che calpestiamo.

La terra trattiene tutto: dalla buccia di frutta che buttiamo, con ignoranza e strafottenza, al sudore che cade dalla fronte, all’adrenalina che scarichiamo dai piedi, alla paura che assorbe per rilasciare coraggio.

I luoghi sono templi.

E i templi sono sacri.

Il vero fascino della natura è proprio nella riscoperta della sacralità: non poniamo più attenzione a noi stessi.

A volta non sappiamo neanche di esistere, concentrati talmente tanto sul lavoro da dimenticare che non siamo fatti solo di carne da saziare, ma anche di emozioni da ascoltare, da vivere. Di energia a cui prendere parte.

L’energia è lì, nella natura, a disposizione di tutti coloro che vi si immergono, che ne escono diversi, che cercano loro stessi nei passi stanchi ma entusiasti, negli abbracci con gli alberi, nella terra che colora le mani lasciando solchi colorati che ci ridanno il tatto, negli odori che, dalla foresta, si liberano verso il cielo, nei suoni, a volta difficili da comprendere, che raccontano la storia di una vita parallela che si svolge affianco alla nostra. Una vita con altre regole, altre libertà, altri spazi. Una vita altra dalla nostra.

E così ci addentriamo nella nebbia, la fatica aumenta, la pendenza è forte e la cima sembra non arrivare mai.

Avvolta nella nebbia, che rende tutto più ovattato. E ci permette di soffermarci sui passi e sulla strada da percorrere, non sulla prossimità del vuoto affianco a noi.

Alla fine sei sempre tu con i tuoi passi. Con la tua tenacia. Ma anche con la tua fragilità.

E con un’energia nuova, a tua disposizione, che attraversa il tempo, gli uomini, e la natura, ed è lì a dirti: “Prendimi, sono qui per te. Superati. Cresci. E fa’ crescere anche me, con te.”

17 commenti Aggiungi il tuo

  1. Alessandro Gianesini ha detto:

    Grazie per avermi accompagnato in questa escursione, questo viaggio nella storia, nell’intimità di uno spirito che cerca di scoprire di più di sé stesso. Un viaggio nella spiritualità e nella sacralità di un mondo che è lì che ci aspetta per parlarci. ❤️

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    1. ailuig91 ha detto:

      Questo perchè tu sei disposto a lasciarti coinvolgere ❤️

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      1. Alessandro Gianesini ha detto:

        E’ uno scambio anche il farsi coinvolgere, l’attrattiva e la volontà di farsi attrarre.

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      2. ailuig91 ha detto:

        Due calamite insomma 😃

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      3. Er puleggia ha detto:

        Io dico di si

        Altrimenti non sarei qui a commentare il tuo blog 😜

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      4. ailuig91 ha detto:

        E chi sei? 😂

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  2. Er puleggia ha detto:

    Ciao ailuig91

    Come al solito ti faccio i mie complimenti

    Esaustiva nel menzionare sia la storia che le sensazioni da te percepite nell’escusione , metre leggevo ho avuto la sensazione di avere le scarpe da trekking ai piedi al posto di quelle antinfortunistiche

    Rammarico ora di non averla fatta con Alex 😥
    Terminillo!!!

    Detta anche la montagna di Roma

    Brava 👏👏👏

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    1. ailuig91 ha detto:

      Ma noi due ci conosciamo? 🙄😂

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  3. Er puleggia ha detto:

    Sai cosa è una puleggia?

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  4. Er puleggia ha detto:

    Prova a fare una ricerca

    Un minimo di investigazione non guasta

    😂😂😂

    Ti do un indizio

    Se vuoi

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    1. ailuig91 ha detto:

      Ma anche dopo aver investigato non ho capito cos’è 😂

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      1. Er puleggia ha detto:

        Cos’è cosa?

        La puleggia?

        È un organo di trasmissione che trasmette un movimento tramite una cighia ad un altra puleggia 😂😂😂😉

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      2. ailuig91 ha detto:

        Ora mi è tutto più chiaro, meno che la tua identità 😂

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  5. Ugo ha detto:

    Qui,in Irpinia c’è il Terminio ed è una montagna molto simile a quello che hai rappresentato tu.I colori sono proprio gli stessi.Che bella escursione che ci hai fatto fare.Ne ho fatte due;una con voi ed una,nel passato,con i miei genitori, quando andavo sul Termino,sul pianoro di Verteglia.👍🤗

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    1. ailuig91 ha detto:

      Terminio mai sentito! Davvero hai fatto escursioni con Itinarrando? Il mondo è piccolo, ma Cassino ancora di più😂

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      1. ailuig91 ha detto:

        In realtà rileggendo il commento ho capito cosa intendevi😂 stasera sono un po’ lenta di comprendonio🤦🏻‍♀️ grazie 😃

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